domenica 28 febbraio 2010

Emmaus di Alessandro Baricco

Il libro non mi ha fatto impazzzire, anche se forse sono un po' prevenuta per il fatto che Alessandro Baricco non mi ha mai veramente conquistato. Mai, nemmeno nei momenti all'apice, descritti come i migliori che contrassegnino uno scrittore, nel caso di Seta, Oceano Mare, Novecento.
Sebbene insomma, sia convinta che piaccia o non piaccia un libro - proprio nel senso che conquista - anche in base allo stato d'animo del momento e alla concentrazione/distrazione che ci si mette mentre lo si legge, posso dire che mai sono rimasta travolta da un libro di Baricco.
Ho letto Emmaus per curiosità, due parole lette su Vanity Fair, scritte da Daria Bignardi e via è partita la ricerca: la ricerca, più che della storia, di queste pagine importanti, tra le migliori, più o meno come diceva l'"intervistatrice barbarica".
Infatti la storia non mi ha particolarmente colpito. L'ho trovata anche slegata (ultimamente vedo troppe cose slegate, anche al cinema, sarà un mio limite???), tanto che non saprei bene riassumervi il tutto, senza creare perdita di senso dell'orientamento.
Andre e i ragazzi, i ragazzi e Andre.
Ci sono però dei passi che, in effetti, hanno attirato la mia attenzione, per come hanno spiegato un momento, un'emozione, un'anima.

Li riporto qui:

… Quel che potrebbe essere follia, in noi, lì è rivelazione, e destino compiuto – ideogramma perfetto.Ne ricaviamo una certezza senza spigoli – la chiamiamo fede. Perderla, è cosa che accade. Ma uso qui un’espressione imprecisa, che allude alla fede come incantesimo, una cosa che non ci riguarda. Non perderò la fede, non la può perdere Bobby. Non l’abbiamo trovata, non possiamo perderla. E’ una cosa differente, per nulla magica. Quel che mi viene in mente è il geometrico crollo di un muro - l’istante in cui cede un punto della struttura, e tutto collassa. Perché solida è la parete di pietra, ma nel cuore sempre porta un incastro debole, un appoggio malfermo. Nel tempo abbiamo imparato con esattezza dove – la pietra nascosta che ci può tradire. E‘ nell’esatto punto in cui appoggiamo ogni nostro eroismo e ogni nostro sentimento religioso: è dove rifiutiamo il mondo degli altri, dove lo disprezziamo, per istintiva certezza, dove lo sappiamo insensato, con totale evidenza. Solo Dio ci basta, le cose mai.

Allora io seppi che quel bambino c’era, perché riconobbi come la quadratura del cerchio – l’incontro di due geometrie. L’incantesimo che governava quella famiglia, saldando ogni nascita a una morte, si era incrociato con il protocollo del nostro sentire, che collegava ogni colpa a un castigo. Ne risultava con tutta evidenza una prigione d’acciaio – sentii distintamente il suono meccanico della serratura.

Tuttavia sono stato educato ad un’ostinata resistenza, che considera la vita un obbligo nobile, da assolvere in dignità e pienezza. Mi hanno dato forza e carattere, per questo, e l’eredità di ogni loro tristezza, perché ne facessi tesoro. Quindi mi è chiaro che non morirò mai – se non in gesti passeggeri e in momenti dimenticabili. Né dubito che più tagliente di qualsiasi paura si svelerà il mio andare. E così sarà.

Buona settimana

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